« Rifugiati dimenticati strada facendo »

Goma, domenica mattina, siamo di ritorno dopo la visita ad aluni campi di rifugiati, accampamenti piuttosto consistenti. Aleggia sopra di noi l’odore di zolfo che emana il vulcano. In strada passiamo accanto ad un campo più piccolo a circa 15 km dalla città , nella regione del “Lago vedre”. Centinaia di capanne circondano una chiesa locale. Non vediamo insegne che indichino la presenza di un’organizzazione qualunque in questa zona. Chiedo di fermarci per dare un colpo d’occhio. Qualcuno ci viene incontro timidamente. I bambini sono pieni di scabbia, denutriti e vestiti di stracci. Ma ridono ancora e salutano con simpatia. Un po’ di gente mi si fa intorno, a me e al mio autista che funge da interprete. La maggior parte delle persone pero’ parla francese. Posso entrare nel campo senza difficoltà. Le loro storie si somigliano tutte...sono fuggiti a causa dei combattimenti che si verificano già da alcuni mesi e non osano tornare nelle loro zone. Tutti dicono che non beneficiano di nessun tipo di aiuto. I loro volti riflettono la disperazione, gli occhi che fissano l’infinito. Le capanne sono fatte di branche d’albero e qualche telo di plastica usato. Sei persone vivono in questa specie di capanna di circa 2mt per 1,5. Li dormono o si riparano dalla pioggia. Il cibo lo devono cercare in qualche modo...e ogni modo è buono per trovarlo. Le poche cure mediche di cui possono beneficare sono fornite da un dispensario locale. E le medicine sono molto poche. La struttura sanitaria è composta da qualche asse e le condizioni igieniche non sono umanamente accettabili. La prima domanda che mi passa per la testa è questa: ” è già scoppiato il colera?” visto che le condizioi di igiene sono veramente disastrose, un’epidemia non mi sorprenderebbe affatto. La gente mi racconta il loro calvario, la miseria di dover fuggire e non sapere se mai potranno tornare alle loro case. Prima di qui erano in un altro campo, anche questo senza l’appoggio di soccorsi. Hanno abbandonato questo primo campo nella speranza di poter trovare un aiuto altrove. È domenica e la maggiorparte degli uomini è andata in cerca di cibo. Il problema è sapere se lo troveranno. Tante storie strazianti, mi viene il mal di stomaco a sentirle come se all’improvviso tutta questa miseria mi cadesse addosso. So bene che da solo non posso fare niente, posso solo ascoltarli. Prometto loro di tornare nel pomeriggio e gli chiedo se mi permetterebbero di fare qualche fotografia. Sono felici di ritrovarmi nel pomeriggio e mi permettono di fare fotografie. Appuntamento dunque alle 16h00.
Nel pomeriggio mi aspettano e sono felici di vedere che ho mantenuto la promessa. Mi invitano nella sacrestia della chiesina e ancora qualche altro rifugiato si unisce a noi. Raccontano ancora le loro storie, uguali a quelle ascoltate al mattino. Evidentemente hanno bisogno di parlarne con qualcuno. Dicono di aver già chiesto degli aiuti, a più riprese. In casi estremi cercano di ricevere cibo mettendosi al cancello di un altro campo di rifugiati, ma non sempre funziona. Spiego loro che non posso fare miracoli ma che parlero’ della situazione in cui si trovano lunedi mattina, quando incontrero’ il vice governatore, e che parlero’ di loro anche in altre riunioni alle quali partecipero’ nei prossimi giorni. Sembra che capiscano che non posso fare miracoli per loro, ma in ogni caso si puo’ vedere una luce di speranza brillare nei loro occhi. Mi fanno visitare il campo e posso rendermi conto della situazione inumana nella quale migliaia di persone vivono qui, denutrite, malate e in un profondo stato di umiliazione. Dobbiamo separarci ma sperano che saro’ il loro messaggero. “Rifugiati dimenticati strada facendo”, spero veramente che Memisa Belgique possa cambiare qualcosa qui. Ci impegnamo, senza sapere con certezza se riusciremo nel nostro intento.
Quello che ho visto non è che la cima dell’iceberg. Le necessità sono enormi, e tutti aspettano la pace con impazienza!

Fr. Luc Vansina, Ofm Cap à de Goma, RDC
Nommé Ambassadeur pour la Paix Pax Christi Flandre
Coordinateur National de Memisa Belgique en RDC

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